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Vigili del Fuoco in pericolo a Milano per la carenza di DPI – ci sono feriti ?

Un grattacielo di 20 piani in via Antonini a Milano è stato avvolto da un incendio nel pomeriggio di domenica 29 agosto. Nei vari video che circolano nella rete si possono osservare diverse squadre all’opera ma un dettaglio stona più di tutti. Un rischio sempre presente per il soccorritore esposto a pericoli cronici e ripetuti, continui. Si chiama sottovalutazione di rischio di malattia Pneumologica. Infatti si possono vedere diversi uomini armeggiare in prossimità di fiamme e fumo privi di autoprotettori. Sono uomini in divisa che servono il paese tutti i giorni e che solitamente hanno davanti medio piccoli interventi, occasionalmente grossi incendi. Ma quello di Milano risalta a tal punto che dalle prime immagini che arrivano sui giornali, si possono già vedere i risultati di quanta distruzione vi sia stata all’interno degli appartamenti. Quel fumo in realtà, per i non ferrati nella materia, non rappresenta un risultato parziale di una cattiva combustione, ma una trasformazione atomica su ampio raggio di ogni oggetto presente in quella struttura. Pitture, intonaci, mobili, plastica, vetro ecc. Tutto e di più si solleva nel cielo di Milano in quella torcia di fuoco e molti di questi oggetti finiscono nei polmoni di questi soccorritori costretti a lavorare a stretta vicinanza senza DPI, sollevati dagli obblighi dai loro capiscquadra, capireparto, funzionari che devono poter gestire in adeguata sintonia tutti i DPI a disposizione per la carenza di forniture e preparazione di stoccaggio bombole nei magazzini centrali (Una centrale come Milano deve provvedere al caricamento delle bombole per molti distaccamenti locali – differentemente dal modello americano in cui ogni pompiere provvede ad avere cura della propria completa dotazione e per questo è sempre munito). Le persone corrono ai ripari, feriti o meno solo chi si appresta ad entrare nella struttura e ad avvicinarsi, ovviamente indossa i DPI (autoprotettori). Sotto, ai piedi del palazzo si possono notare alcune squadre immerse in un tiraggio di fumo costante, in un via vai di particolato che si mischia con i gas nobili e puliti (o quasi) della cittadina. Immaginiamo che questi uomini siano in realtà parte del personale DISCONTINUO appartenente ai richiamati dai ranghi del volontariato. Queste persone vestono la stessa divisa e si interscambiano gli stessi ruoli del personale Permanente, con la sola prerogativa interna : di non avvicinare mai queste persone, quanto impegnate in comandi centrali o distaccamenti permanenti, alle aree rosse e più pericolose dell’intervento. Per questo è facile comprendere che chi sta al di fuori della struttura e per lo più un precario senza diritti. La loro mansione così finisce per essere quella più semplice, seppur rischiosa, come lo scollegamento e allacciamento delle tubature, trasporto oggettistica, supporto esterno. Rappresentano quei ragazzi che un tempo facevano parte del personale militare di leva che ricevevano ordine da tutti, nonostante il grado essi erano sempre gli ultimi arrivati. Non dura però un solo anno il loro impegno, ma anche dieci come vent’anni (dipende se entri nei ranghi precari da giovane e se hai abbastanza lucidità da uscirne in tempi dediti a non perdere l’occasione di farsi una vera carriera lavorativa altrove). Loro solitamente essendo marginalmente all’intervento anche se non per questo lontani dal pericolo, non vedono mai con facilità un auto protettore durante un intervento piccolo o grande che sia. Ancor meno vedono gli autoprotettori muniti di sensori di mobilità (che segnalano un pompiere immobile con un cicalio ad alta intensità cosi da essere recepito dai colleghi) perché mezzi così rari e costosi che vengono indossati solo da chi (come ovviamente deve essere) entra in strutture in cui la visibilità e azzerata e i rischi sono altissimi. Questi ultimi se malauguratamente dovessero maturare problemi di salute, in caso di assenza, non ce malattia ma decadenza del richiamo e del contratto a tempo (se ne stanno a casa come un partita iva senza ammortizzatori, costretti a pagarsi il ticket sanitario, non avendo diritto alla riconoscenza dello stato quando per motivi legati al loro impegno si trovino a doversi escludere persino dalle attività lavorative ordinarie per diverso tempo). Non ce diritto alcuno, non c’è medico che li aiuti senza guardarli come normali cittadini che svolgono un lavoro come un altro. Perché non hanno le spalle coperte da nessuno. Ho visto persone volontarie in queste situazioni impossibilitate a lavorare per anni e nessuno che dal comando abbia cercato di inviare una verifica tramite il servizio sanitario nazionale. Non li avviseranno mai, non li etichetteranno mai come malati a causa del lodo impegno lavorativo. Non ce santo che tenga. molti pompieri dopo anni di servizio non vedono neppure periodicamente uno pneumologo, non sanno che si deve fare prevenzione, come ci si deve comportare finito il proprio turno per non finire ai margini della società tempo poco senza più un soldo.
Molti di loro sono ragazzini poco più che diciottenni che non hanno idea di quanto poco basti per correre il rischio di portarsi addosso un fardello molto pesante che non rappresenta il rischio incendio o crolli, ma una battaglia personale mentre il mondo nemmeno si rende conto di come combattono, perché sono persone che maturano e faticano in silenzio. Non amano gli applausi e se ne stanno zitti nei loro mondi quando si isolano perché non c’è un medico, una organizzazione governativa che indichi cosa sono diventati e perché. I giornali dopo un incendio di questa portata dovrebbero andare a ricercare, fra qualche settimana, le cartelle cliniche di questi ragazzi e uomini per valutare il carico dei sintomi che hanno richiesto l’intervento medico. Se un discontinuo si ammala non ha nemmeno l’obbligo di spiegarlo al proprio comando. semplicemente fa una telefonata e avvisa che per i giorni del contratto di pochi giorni si assenterà. L’ufficio personale provvederà quindi a ricercare un altro volontario che possa fare un richiamo ed inserirsi in quei giorni di vuoto. Non è necessario che porti le carte del medico al proprio comando perché non c’è diritto alla malattia. Molti per questo vivono i problemi di salute molto dietro le quinte. Impossibile per un comando comprendere quindi il fenomeno e ricollegare il problema personale con l’assenza lavorativa e sociale dovuto a questo tipo di mansione. Fantasmi. Sono dei fantasmi che camminano per le strade spesso derisi poi da chi, per un modo di fare tutto Italiano, con invidia pensa che una divisa possa essere uno scalino troppo esagerato. Dimenticati perciò da molte persone a cui in forze si affidavano convinti che potessero essere valorosi quanto il loro coraggio.
Che dire di questi feriti di cui nessuno parlerà?
A loro si può solo avvertire che fegato, polmoni, sangue, organi ecc. passeranno molto bene il primo shock ma che DEVONO farsi refertare per non divenire bisognosi di soccorso invece di essere soccorritori e pesare così alla propria squadra uscendo con difficoltà ed acciacchi noti. E che solo una vera capacità statale, dei superiori con la fiammella sul cappello a Roma, di coniugare queste carenze di DPI con una corretta formazione ad un corretto stile di vita e salute (cosa che manca del tutto) permette a questi giovani di non rischiare malattie professionali che nessuno corrisponderà in quanto precari alle dipendenze a chiamata dello stato.
L’incendio di Milano alla torre dei mori non ha feriti fra i residenti, ma fra il personale sprovvisto di DPI SI. Feriti che non si conteranno mai e che è giusto che i residenti di quel quartiere sappiano riconoscere come offesi dal evento. Ce chi desidera fare questo lavoro spesso non consapevole del tutto dei rischi, altri lo fanno perché non trovano lavoro, altri perché non hanno molte altre strade che a questo. E ovvio che un pompiere sia una persona capace anche senza una divisa, perché è costretto a formarsi se vuole salvarsi. 40 anni fa non cerano tutte queste sostanze chimiche. Molti ragazzi pompieri sono già usciti dal mondo del soccorso autoescludendosi perché precocemente esposti a molte sostanze che i più anziani metabolizzano in altro modo. Se ci sono Pneumologi che lavorano in quella zona e stanno leggendo, facciano pubblicamente sapere se hanno intenzione di sottoporre gratuitamente a dei test questi ragazzi come screening. Al personale operativo : parlate ai più giovani dei rischi fategli fare un attenta riflessione sulla professione che stanno scegliendo di fare. Stringeteli come amici anche oltre l’orario di lavoro anche se vi sfuggono dalle mani. Cercateli anche se hanno l’età dei vostri figli. Che non nasca mai il giudizio e che un capoturno sia un fratello e un esempio sempre per molti. Che un comandante abbia la possibilità dagli uffici centrali di essere riconosciuto come parte integrante di una caserma in modo da districare meglio ogni funzionario nella accoglienza di ogni persona volontaria a chiamata dando molto risalto alla necessità di effettuare visite di controllo, promuovere riunioni dopo lavoro per lo sviluppo e la crescita personale facendo intervenire medici che vogliono essere al fianco di questi uomini. Sperando che le autorità dall’alto cerchino di ricostruire il perché i giovani spariscano dai rischiami e riconoscano la necessità di corrispondere loro dei diritti in caso di cagionevole salute maturata a seguito del servizio svolto con il personale e da operativo. Qualcuno per il patrimonio altrui e la sicurezza ha spesso inconsapevolmente scelto di rischiare tutto se stesso.
Grazie Ragazzi. Viva i Vigili del Fuoco operativi così come quelli in congedo per anzianità o costretti ad un auto-congedo dalla precarie condizioni di salute.